In scena al Teatro ITC (San Lazzaro di S. - BO) il 27 Ottobre 2018
La stagione dell’ITC di San Lazzaro si apre in maniera decisamente forte. In “Stabat Mater” di Antonio Tarantino, diretto da Giuseppe Marini, Maria Paiato nelle vesti di Maria, Mary, Marì o come voi preferite chiamarla, ci racconta il dramma di una giovane madre che ha avuto un figlio troppo presto e, forse, non nel migliore dei modi. La scenografia presenta una pedana circolare inclinata bucata nel centro, nella quale, all’inizio, la Paiato è intrappolata e ci gira attorno, a volte camminandoci sopra. Indossa un orologio di marca “Omega” (che, forse non molto casualmente, cita all’inizio dello spettacolo), che ripete spesso di avere, come se fosse un trofeo.
O di “Omega” è anche il cerchio nella quale lei è intrappolata non sono fisicamente, ma anche metaforicamente; il cerchio del tempo che corre, che non aspetta, che ti lascia indietro e, se non stai al suo passo, ti costringe ad una tragica fine. Attende un uomo, uno dei suoi “clienti abituali”, nonché padre del figlio, Giovanni, che deve arrivare alle ventidue in punto, ma lui non si presenta mai. Forse il suo orologio è sbagliato, ma non quello di Maria perché “se l’Omega dice che sono le ventidue, sta sicuro che sono le ventidue”.
Il linguaggio crudo, l’alternanza di dialetti sia del nord che del sud, i tagli di luce e molti colori freddi, il trucco esagerato della protagonista e i vestiti appariscenti, danno allo spettacolo un’atmosfera grottesca, un’ambientazione che ricorda le novelle romane di Alberto Moravia, cariche di drammaticità e senso di rassegnazione.
Maria riesce ad uscire dal cerchio solo quando manifesta il suo vero dramma che ha colpito “quel Cristo di mio figlio” e rientra solo quando è lei in prima persona a parlare e a cercare il figlio, quasi tutti gli altri personaggi di cui lei fa l’imitazione, ad esclusione di Giovanni, il padre, coinvolto nella vicenda, sono tutti fuori dal cerchio. Nel testo e nella rappresentazione, inoltre, ci sono molti riferimenti a Cristo e alla sua storia; “quel Cristo di mio figlio”, “io non sono la Madonna”, la prima fidanzatina, Maddalena, che lo mette nei guai, il commissario Ponzio e i fasci di luce che compongono una croce sul fondo.
L’unico punto nero dello spettacolo sono state le ripetizioni, troppe, che spesso rallentavano il ritmo dello spettacolo e sfociavano in silenzi “pesanti”. Ciò nonostante, l’attrice non ha mai abbassato la guardia ed ha continuato a stare su quel palco come se stesse lottando.
Un’impareggiabile e piena di energia Maria Paiato è entrata nel cuore di tutto il pubblico presente in con la storia di Maria, che però, non ha lieto fine, perché Maria, Mary, Marì o come volete chiamarla voi, “non è la Madonna” e, quindi, non conosce la grazia divina.
Daniele Facciolli